Serata evento

Terre d’Africa

Esposizione e Sfilata a Milano

Quando
Venerdì 17 Novembre 2023 – dalle 20.00 Sabato 18 Novembre 2023 – dalle 10.00 alle 17.00
Dove
Fonderia Napoleonica Eugenia Via Thaon di Revel, 21, Milano (M3,M5 ZARA)

Terre d’Africa special night a Milano

Il 17 novembre 2023 alla Fonderia Napoleonica si è svolta una serata evento alla scoperta dei colori e delle tradizioni del Continente Africano. Cultura, arte, moda, cibo, performance musicali e teatrali.

A favore dell’associazione Janghi per garantire ai bimbi senegalesi il diritto all’istruzione.

Perché dove c’è cultura c’è incontro, libertà e non c’è mai guerra!

 

DETTAGLI EVENTO

Scopri di più sulla serata e l’esposizione

PROGETTI

Qui trovi le descrizione dei progetti esposti dalla scuola

TERRE D'AFRICA

Basterà chiudere gli occhi per sentirsi trasportati sulle rive di un fiume, all’ombra delle mangrovie, oppure tra i banchi colorati di un mercato circondato dalla sabbia. È un viaggio inaspettato quello proposto alla Fonderia Napoleonica il 17 novembre 2023 con l’iniziativa Terre d’Africa: le mura in mattoni rossi di questa antica fabbrica nel cuore del quartiere Isola hanno accolto infatti i misteri, i colori, i sapori e i suoni provenienti dal Continente africano.

Una serata speciale inaugurata da Marco Trovato, direttore della rivista Africa, e Anna Alberghina, fotografa e appassionata collezionista di arte africana.

Otto manichini disposti su piedistalli hanno riempito la scena: abiti scultura realizzati dagli allievi e il Team della Scuola di Sartoria Il Teatro della Moda di Milano, vibranti suggestioni delle terre dove si trovano le radici del mondo, che hanno preso vita grazie alla Scuola di teatro Spazio Tempo.

A incorniciare l’evento due opere di grandi dimensioni dipinte dall’artista e architetto Alessandra Bia, un omaggio alle culture africane, alla loro dimensione spirituale, simbolica e di comunità dalle maschere tribali ai frattali, insieme ai due totem dell’artista Luisella Gandini con il suo studio LUBI ART. Sculture potenti che rappresentano le ossa della terra, le pietre e i sassi, striati di oro come fosse sabbia del deserto con al centro un cuore a simboleggiare la nascita dell’umanità.

Ma non si può parlare di Africa senza ascoltarne i suoni. Dire musica nelle Terre d’Africa è come dire anima: non esiste azione quotidiana o circostanza che non sia scandita da un ritmo musicale; non esiste etnia che non abbia una sua danza, un suo canto. Nella musica sono riposte speranze, attese e alla musica sono affidate anche denunce di diritti negati.

Allora dj Sinverguenza, giovane promessa internazionale della musica afrohouse, ha accompagnato con la sua energia tutta la serata, mentre il grande musicista Naby Eco Camara si è esibito durante la sfilata di abiti degli allievi del Teatro della Moda e della sartoria sociale Kechic: le modelle si muovono sulle note del suo balafon, strumento dalla storia antichissima: uno xilofono ricavato dal legno di palissandro, unito con cordami e resine a zucche svuotate, che fungono da cassa di risonanza.

L’obiettivo dell’esposizione era quello di sostenere il progetto Janghi che aiuta i bambini senegalesi talibé ad andare a scuola, se vuoi puoi contribuire anche tu andando direttamente sul loro sito da qui. Perché dove c’è cultura c’è passione e libertà e non c’è mai guerra.

 

L’esposizione è continuata fino a Sabato 18 Novembre 2023.

I PROGETTI DELLA SCUOLA

Di seguito trovi la descrizione dei progetti realizzati dagli allievi e dal Team della nostra scuola 

 

Hamer

Progetto di Elisa Radice

Indigo

Progetto di Beatrice Coletti

Orisha

Progetto di Elena Schiavini

Incanto della Sirena

Progetto di Monica Santambrogio

Regina Chiwara

Progetto di Gessica Mugnai

Riflessi di sale

Progetto del Team del Teatro della Moda

Terre d'Africa

Progetto del Team del Teatro della Moda

HAMER

Progetto di Elisa Radice

 

Capo composto da due pezzi in pelle incisa, che richiamano i costumi delle popolazioni indigene africane, piú nello specifico quelle dell’ Etiopia.

L’outfit è composto da un reggiseno di forma circolare ispirato agli scudi e retto da piú corde che ricordano quelle dei tamburi usate durante le cerimonie.

Entrambi gli oggetti di ispirazione infatti, corde e tamburi, vengono utilizzati a scopi cerimoniali e tribali.

Il secondo pezzo è una gonna in pelle completamente incisa con simboli tribali, ognuno avente un significato diverso.

 

INDIGO

Progetto di Beatrice Coletti

 

Il mio primo incontro con la popolazione tuareg, popolo nomade stanziato lungo il Sahara, è avvenuto nel 2016: la più grande comunità emigrata tuareg risiede proprio a Pordenone, vicino alla mia città di studi.
Ho potuto ascoltare le loro storie, racconti di interminabili e durissime traversate del Ténéré verso le saline, compiute ogni anno tra l’autunno e l’inverno, con centinaia di dromedari, per andare a rifornirsi di sale e di datteri che poi trasportano nei paesi del sud del Niger: sono le leggendarie carovane del sale, che ripercorrono da tempo immemorabile gli stessi itinerari con gli stessi rituali.
Ho avuto il piacere di condividere con loro il cerimoniale del tè, una tradizione volta a dimostrare ospitalità; secondo i loro antichi riti il tè viene servito tre volte: il primo forte e amaro come la vita, il secondo dolce come l’amore e l’ultimo soave come la morte.

Più di tutto mi aveva colpito il loro rapporto con la bellezza, la leggerezza e la libertà: un rapporto di cura. Nonostante l’influenza islamica (in parte arrivata a contaminare alcuni aspetti della sfera religiosa) le loro credenze ancestrali sull’ estetica, in particolar modo femminile, rimangono invariate: questa viene finemente esaltata tanto che le donne, rigorosamente a volto scoperto, adornano occhi e labbra con hennè, ocra e altre polveri naturali, acconciano i loro capelli in lunghe trecce sciolte, arricchiscono gli abiti con gioielli e pietre. Sono donne libere nella loro sessualità
(anche prima di contrarre matrimonio), libere di interrompere una relazione, di possedere una tenda, di trasmettere il nome della famiglia. Gli uomini invece, che a differenza delle donna tendenzialmente coprono il proprio volto lasciando esposti solo gli occhi, segno di rispetto nei confronti del loro interlocutore, si vestono di lunghi abiti tinti di indaco, sinonimo di ricchezza, che con il tempo rilasciano colore sulla pelle: per questo sono spesso chiamati uomini blu.

“I tuareg non hanno avuto l’Impero Romano, il Cristianesimo, i Trovadori, la Chiesa del Medio Evo, l’Illuminismo e ancora la Chiesa e poi la “liberazione sessuale”. Sono al di fuori di questo melting pot; l’Islam non li ha toccati che per qualche pratica superficiale, il loro “amore” dunque è rimasto costante, funzionale, libero, logico e soprattutto allegro, legato alla loro visione ottimistica della vita che così ben si esprime nel verso: “Bella è ogni cosa che sia completamente piena”. Il posto occupato dalla donna nel loro cuore e nella società è un corollario di questa massima”

Dialoghi Mediterranei, n.24, marzo 2017

Con il mio progetto voglio riportare questa idea di libertà, leggerezza e cura che ho percepito nei loro racconti: nelle varie sfumature dell’indaco, cobalto e ceruleo morbidi voile di cotone e seta, chiffon trasparenti, ruvida garza in tela, cristalli di sale luminosi, piccoli pendenti in metallo… Ecco, per me, la donna tuareg.

 

ORISHA

Progetto di Elena Schiavini

 

La mitologia del popolo Yoruba è all’origine della maggior parte delle religioni e dei culti africani. Il dio supremo di questa religione è Olorun. Egli creò gli “Orisha”, cioè “divinità” che a loro volta crearono gli uomini.

Oxumarè, Oxun e Yemaja sono le tre divinità su cui mi sono soffermata.
Oxumarè è il dio della pioggia e della divinazione, caratterizzato dai colori dell’arcobaleno.
Oxun è la dea dell’oro, della ricchezza e dell’amore, contraddistinta dai colori della terra e dell’oro.
Infine Yemaja è l’orisha dei laghi, dei mari e della fertilità, distinta dal colore blu.

Queste divinità hanno tutte e tre il corpo a sirena.
Per questo motivo ho pensato a una lunga gonna a sirena blu ornata da conchiglie e perline, richiamante Yemaja.
Secondo il mito la dea indosserebbe sette gonne e sette bracciali per rievocare i sette mari.
Ho deciso di ricreare questa caratteristica sovrapponendo alla gonna diversi teli fermati da delle perline.

Per la parte superiore ho creato un corpino bombato con maniche a mezza ruota che lasciano scoperte le spalle. Il corpino è sulle tinte della sabbia per richiamare Oxun ed è decorato con delle conchiglie sulle spalline.

Come copricapo invece ho utilizzato un insieme di corde colorate per ricordare i colori dell’arcobaleno di Oxumarè.

La mia idea è di rappresentare sul corpo umano i tre elementi del mondo: Oxumarè per il cielo, Oxun per la terra e Yemaja per l’acqua.

 

INCANTO DELLA SIRENA

Progetto di Monica Santambrogio

 

Questo progetto è ispirato alle sacerdotesse di Mami Wata del Benin, che durante le cerimonie indossano vesti bianche arricchite con gioielli, perline e fiori.

Veste bianca suddivisa in due parti:
il corpino composto da grandi petali bianchi che richiamano le decorazioni floreali delle vesti e la gonna riprende pattern tribali ricamati con perline. Questi pattern tribali si scompongono e si distribuiscono nella parte superiore dell’outfit.

 

REGINA CHIWARA

Progetto di Gessica Mugnai

 

Per questo abito mi sono ispirata alla gazzella, animale diffuso in tutta l’Africa e presente in numerose culture. Sono rimasta affascinata dai copricapi con le corna di gazzella tipici del Koutammouko, la Terra dei Batammariba nel Togo e le maschere Chiwara, Gazzella, usate dai Bambara nel Mali. Questi ultimi danzano in coppia indossando le maschere Chiwara durante i riti per propiziare il raccolto e la fertilità nei periodi di semina. 

Rielaborando questi spunti ho immaginato il costume di una Regina Chiwara che apre le danze dei Bambara durante la semina.
La maschera della gazzella diventa un trikini in lycra dove il muso stilizzato dell’animale copre l’intero busto. L’effetto è reso da pezzi di stoffa geometrici variopinti. Le corna salgono dal petto e sono realizzate in polistirolo decorate da glitter e perline. Sono fissate al mantello  composto da balze di cotone cerulee impreziosite da perle e pennellate d’orate, proprio come nel turbante.

Fili di perline variopinte cingono i fianchi collegandosi al trikini, rimandando alla lucentezza del pelo dell’animale e richiamando l’attenzione sulla fertilità femminile.

Il mantello e le sue balze regalano movimento e sensualità durante le danze ma possono essere facilmente staccati per permettere alla regina Chiwara di fuggire rapidamente in caso di pericolo o semplicemente di danzare con più agio.

 

RIFLESSI DI SALE

Progetto del Team de il Teatro della Moda

 

L’abito trae ispirazione dalle magiche suggestioni delle acque del lago Rosa del Senegal, le quali si colorano di rosa durante la stagione secca.

I morbidi strati di tessuto  della gonna, di un delicato degradè sui toni del rosa, reinterpretano il dolce sciabordio delle onde.

La gonna vaporosa lascia spazio a un corpino in cui linee decise e sovrapposizioni disposte ad arte ricreano l’effetto dei preziosi cristalli di sale di cui il lago Rosa è particolarmente ricco.

Proprio come il caldo sole dell’Africa illumina la superficie del lago durante la stagione secca, uno scintillio diffuso accende l’abito di mille riflessi, rapendo i sensi in un viaggio carico di antichi richiami.

 

TERRE D'AFRICA

Progetto del Team de il Teatro della Moda

 

Quest’abito, elegante nelle sue linee pulite ed essenziali, riprende i colori del  deserto del Kalahari: grandi spazi, praterie di erba gialla battuta dal vento e rare oasi dove si ergono giganteschi baobab.

Al potere evocativo dei colori della terra si affianca il carattere materico del sughero che , attraverso un sapiente utilizzo di applicazioni su tessuto, arricchisce il capo ricreando la sensazione tattile della corteccia.

 

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